Queste parole furono pronunziate con forza, ma sempre interrottamente.
Fece alquanto di sosta, e dopo non molto riprese così:
Da un mio compagno, che è venuto in prigione da due mesi, sento che in Crimea ferve una guerra accanita; ebbene, migliaia di bravi Francesi e Inglesi spargono il sangue per un Napoleone; dànno la loro vita, perché costui e i ministri inglesi permisero nel 1848 l'intervento russo nell'Ungheria, e francese in Italia. Senza quella debolezza del ministero inglese e il tradimento di Napoleone, l'Austria non sarebbe più; l'Ungheria, la Polonia e l'Italia si sarebbero date la mano; e la Russia, contro cui oggi si getta a profusione l'oro e il sangue dei popoli per difendere la civilizzata Turchia
qui diede in qualche risata "sarebbe stata o annientata o ricacciata entro i suoi più remoti confini. Ma verrà giorno che l'Inghilterra si pentirà di aver permesso quel duplice intervento, e sono certo..."
Giunto a questo, tralasciò di dire e sentii picchiare al muro. Mi tolsi dalla finestra, e per quel giorno non parlammo più.
Rientrato in me stesso: quali cambiamenti! Quali eventi accadono mai col tempo! diceva tra me. Nel settembre del 1853 mi trovava nelle segrete del Piemonte: a grande stento potei avere un giornale; vi lessi queste parole:
Fortunato Calvi è stato veduto incatenato e scortato da sette gendarmi traversare in pieno mezzodì sopra di un carro le contrade di Verona
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Egli era lo stesso con cui aveva testé parlato.
Chi avrebbe allora pensato che sarei liberato dalle prigioni sarde per essere dopo un anno arrestato dagli Austriaci, e messo accanto dello stesso Calvi che stava per andare alla morte?
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