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Ma i filosofi li fanno conoscere al pubblicoegli rispose.
Al che soggiunsi:
I bisogni si sentono prima; indi si domanda che venga a quelli posto riparo; e se non si fa, i filosofi dànno ascolto al popolo, che non sa scrivere, e li mettono in luce, e li discutono, e ne dimostrano la giustizia e la ragionevolezza, onde evitare appunto le rivoluzioni, che sono sempre pubbliche calamità. Certo che se quelli in cui risiede il governo dei popoli, si mostrano poi sordi alle esigenze e domande di tai filosofi, finiscono questi per lasciar fare al popolo, trovando giusto che, ove le parole non valgono, si metta mano ai fatti
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Questa teoria, esposta con tanta semplicità, scosse Casati, il quale mi guardò fissamente; indi proruppe così:
Ma che ne pensa di questo spirito rivoluzionario?
È un disconoscere la quistionerisposi io: "deve dirsi: come andranno a finire le esigenze volute dalla civiltà del secolo, dal progresso delle idee democratiche, dallo sviluppo intellettuale delle popolazioni? Nel qual caso risponderò: che a lungo andare bisogna per necessità assoluta che abbiano un componimento; che per noi Italiani si agita la stessa quistione, ma che le va unita altresì quella d'indipendenza e di religione; che la dominazione austriaca sopra una nazione delle più civilizzate è un'anomalia, un assurdo; che gl'Italiani non la vogliono; che finirà ben presto; che, convinto di tal fatto com'io era, a me non importava di perdere la testa sul patibolo, ecc."
Casati si fece verde, e troncando il discorso disse:
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Casati Italiani Italiani
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