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      Indi mi ebbe congedato.
      Tornatomene in segreta, picchiai al muro dei numeri 2 e 4, e narrai tutto. Quindi mi diedi a studiare e a scrivere. Pensando poi al ritardo dell'exequatur per Calvi, mi nascevano delle speranze, ch'egli avesse ad essere salvo. Un giorno verso sera udii delle voci alla finestra del numero 2; mi appressai subito alla mia, e dissi:
      Come va, amici?
      Benesi disse.
      E tu, Calvi, come te la passi?
      Calvi?
      riprese una voce che non distinsi appieno. "Calvi non c'è più."
      Dov'è andato?
      soggiunsi allora.
      Al suo destino.
      Ma a qual destino?
      Alla morte; lo hanno impiccato il mattino del 4 luglio a sinistra del ponte di San Giorgio.
      A quell'annunzio inaspettato il sangue mi rifluì al cuore, e me lo sentii palpitare fortemente, e dissi: "Già è la mia fine". E togliendomi dalla finestra, mi prostesi sul letto colle mani agli occhi, e stetti come immobile per più di un'ora. Piansi l'amico estinto, col quale pochi dì prima aveva creduto di parlare; imprecai ai nostri carnefici, e diedi subito la triste notizia al mio compagno del numero 4. Questi mi rispose che il sapeva. Dopo alcuni giorni sentii del rumore al numero 4; mi accorsi che si facevano de' cambiamenti; ma cessato che fu lo scalpitare di persone, non volli picchiare, per tema che vi fossero altri. Il dì appresso seppi, che il prigioniero di prima era stato messo in compagnia, e che il numero 4 veniva destinato ad un malato assai grave. Ebbi piacere pel mio amico, ma io rimaneva senza la sua amichevole voce nel momento appunto in cui egli mi sarebbe stato di un conforto inesprimibile.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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