Pagina (207/371)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      A un cento passi e più di distanza e precisamente nella direzione della cattedrale, vidi una gran luce, che mandavano senza dubbio innumerevoli torce, e vennero nello stesso tempo a percuotere il mio orecchio le commoventi melodie di una marcia funebre. Pensai subito che fosse l'accompagnamento di qualche personaggio distinto: era così. Ascoltava colla più grande attenzione le note musicali, che infondevano mestizia e sensi di pietà e di dolore: mi sentiva commosso all'estremo, il cuore mi piangeva, e le lagrime mi scorrevano sul volto. La musica tratto tratto tralasciava di far udire i suoi accenti melanconici, ed echeggiavano allora le voci di molte genti, e i sacri bronzi facevano sentire dei rintocchi di duolo e di morte. Quale spettacolo non fu egli mai per me! quali sentimenti non provai in quella circostanza! Sembravami di vedere Calvi, prosteso sul carro funebre, ondeggiare pel moto di chi lo portava; pareami di vedere i suoi amici, i suoi parenti, composti il viso e le vestimenta a lutto, che lo accompagnavano al sepolcro cogli accenti del dolore, coi lamentevoli suoni di chi piange l'infortunio. Poi ricominciava la musica a farsi udire, ed io mi struggeva di nuovo in lagrime, e ricorrendo colla mente a tutto quanto avevo di più caro al di fuori, diceva: "Non rivedrò più alcuno: no; ben presto, sì, ben presto sarà finita anche per me!" Indi mi staccai dalle sbarre.
      Terminata quella scena lugubre, mi gettai sul letto: passai la notte quasi del tutto insonne, e nelle poche ore di quiete non ebbi dinanzi all'immaginazione che morti, la marcia, il mio amico Calvi, il patibolo che mi si apprestava.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





Calvi Calvi