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      Questi discorsi si tennero in seguito da Sanchez, dai giudici e dai secondini in faccia mia.
      Quando Calvi fu in segreta, domandò due cose: prima di vedere e pranzare con suo fratello, che dimorava a Padova, seconda di abbracciare e baciare i due compagni di prigione. Gli fu tutto concesso: il fratello venne fatto chiamare per dispaccio telegrafico. I suoi amici gli parlarono alla presenza di Casati e del presidente; i due giovani piangevano, il presidente faceva altrettanto; Casati incominciava. Calvi disse loro qualche parola di conforto; diede a Marco Chiesa un libro in ricordo con alcune sue parole; e sentendo le lagrime raccogliersi nelle palpebre, e presso che ad uscire, li abbracciò e baciò reiteratamente senza far parole, si volse addietro, e silenzioso e muto si avviò verso la segreta. Dopo questa scena, i due giovani furono condotti dalla camera del custode nella rispettiva prigione!
      Monsignor Martini, quello stesso che aveva amministrati i conforti della religione agl'impiccati del 1852, lo assistette. Calvi mostrò sempre grande serenità d'animo e rassegnazione; vuolsi che soddisfacesse a tutte le pratiche del cattolicismo: non posso accertarlo. Dal muro vicino non mi accorsi di nulla; ma d'altronde tutto si fa nel silenzio e nel segreto, e se il paziente vuole l'ostia consacrata, gliela porta il sacerdote nelle tasche. Il cattolicismo concilia tutto.
      Scrisse lettere commoventissime alla famiglia, dispose di tutti i suoi abiti in favore de' secondini, pregò che lo accompagnassero al patibolo, come quelli che era usato vedere da un anno.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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