Quanto alla parola colpa, non si riscaldi: ammette lei di avere contravvenuto alle leggi austriache?"
Sì, signore.
Dunque ha delle colpe in faccia al nostro governo.
Mi morsi le labbra, e stetti quieto. Quindi per tre giorni consecutivi venne esaminandomi di nuovo su tutte le circostanze più insignificanti di mia vita; mi recò innanzi le prove di ogni sua affermazione, e ben mi avvidi che non vi avea scampo.
Tornò quindi sul chiedermi perché voleva prendere servizio presso l'Austria, e non presso le armate alleate. Risposi: "Non sotto gl'Inglesi, perché si comprano i gradi, ed io non aveva allora somme disponibili; non sotto i Francesi poi, primo perché sarei stato cacciato in una legione straniera, considerata come carne da macello; secondo perché non avrei mai servito sotto lo stendardo di Napoleone, di un uomo che non ha principî di amicizia, di onore, di moralità; di un traditore, come lo ha dimostrato in Francia nella sua condotta politica, e nella uccisione della Repubblica Romana".
Aggiunsi, ch'io conosceva appieno la propaganda da lui fatta in Italia, ma che non metteva radice.
A queste parole Sanchez m'interruppe dicendo:
Conosce ella alcune famiglie mischiate in simili pratiche?
Risposi netto: "Non faccio il delatore".
Infine così seguitai:
Se la Francia spedisse di nuovo contro Italia un'armata per conquistarla e derubarla una seconda volta, io mi batterei per l'Austria in tutti i casi; perché il dominio francese tende a corrompere letteratura e carattere nazionale, il che è facile per la grande simiglianza tra le due nazioni; laddove tra noi e i Tedeschi saravvi sempre totale distacco d'indole e di costumi
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