Ha ella bisogno di niente?
No, signore.
Vuole dei libri?
No, signore.
Già vedo che ne ha.
Sì, signore.
Scrive forse?
Sì, signore.
Dunque è un letterato?
No, signore, mi provo di scrivere un libro.
Bene,
rispose egli "uno di questi giorni verrò a sentirne qualche pagina: scriva pur molto, metta giù tutte le idee che le vengono, non badi al disordine con cui si offrono alla mente, ma poi adoperi la lima di Orazio, e verrà un tutto armonico e bello."
Il custode Tirelli, che s'intendeva più del succo delle uve, che della lima di Orazio e della letteratura, crollava le spalle e dimenava la testa in segno d'impazienza, appoggiandosi con un gomito sul catenaccio della porta: io l'osservava, e rideva assai entro di me.
Intanto Don Martini seguitava così:
Io pure sto scrivendo un libricciuolo pei contadini
.
Bene,
interruppi io "questa classe ha bisogno d'istruzione."
Oh! di certorispose il prete; "e... me ne... oc ... cupo molto."
Proferiva queste parole interrottamente, perché si soffiava nel medesimo tempo il naso, mandando all'intorno un odore di tabacco non molto soave.
La si figuri,
continuava dicendo "che non mi occupo d'altro."
Benone,
replicai "e quando sarà stampato?"
Oh!
rispose egli "da qui a un mese."
Tirelli incominciava a battere i piedi, e dava segni manifesti di grandissima impazienza.
Me ne favorirà una copiadiss'io; "non è egli vero?"
Ma di certoripigliò egli mettendomi la sua destra sur una mano; "che si figuri cosa non farei pel mio signor Orsini."
Dopo di ciò volli toccare del vescovo di Mantova, personaggio assai tristo, tutto dell'Austria e che fu causa che nel 1848 i Mantovani non insorgessero; perciò incominciai così:
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