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      Qui havvi sede vescovile, non è vero?
      Sì, signorerispose il prete.
      Mi si dice che il vescovo la pensa bene.
      Certamente,
      rispose Don Martini chinando il capo "si figuri un po' che monsignor vescovo el sta semper in bilico colle so spese."
      Questa risposta che non avea nulla a che fare colla domanda, mi mosse quasi al riso; mi avvidi ch'egli non amava intertenersi su di tale argomento. Egli intanto riprendeva tabacco e stava per incominciare altro discorso, quando Tirelli disse:
      Monsignor Martini, gli è tardi, bisogna andare
      .
      Al che il sacerdote, prendendomi per le mani mi salutò, dicendo:
      Addio, anima mia
      .
      Lo rividi più volte, e lo trovai buono: da quanto potei giudicare e sapere, egli è un ottimo sacerdote, conforta i deboli, e chi si trova nella sventura; profonde tutte le sue entrate in opere caritatevoli, e allorché assiste i rei di Stato che vanno alla morte, non li costringe a compiere le cerimonie del cattolicismo, e non si studia di estrarre dai deboli delle rivelazioni, siccome vorrebbe l'Austria.
      Venendo a vedermi, ei mi baciava sovente, il che mi richiamava a mente i baci, che soleva dare agli impiccandi, prima che il boia stringa il capestro.
      Del resto, Don Martini era amato da tutti i prigionieri, ed io non posso che farne elogi.
      Egli è alto di persona, mostra sui 55 anni, disinteressato, di costumi specchiati, caritatevole e attivo nel soccorrere il povero, l'infermo, il debole. Dovrebbe essere uno specchio per gli altri preti cattolici.
      Sotto Tirelli tutti i detenuti indistintamente vennero trattati con maggiore umanità: a me stesso fu permesso di fischiare o cantarellare in segreta durante le ore del giorno; ciò mi sollevava, scrivevo, cantavo, e davo qualche salto nella camera per mettere in esercizio i muscoli; potei comperare qualche buona bottiglia di vino; e sul finire di settembre io mi sentiva assai forte: la mia volontà mi avrebbe fatto saltare una finestra di sei o sette metri di altezza, se non vi fossero state ferriate; ed ove fossi stato trasportato in qualche luogo mi credeva capace di sbarazzarmi dalle mani dei gendarmi e dei secondini.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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