Com'ebbi stabilito di voler fuggire, pensai ai mezzi di tagliare i ferri delle sbarre; dissi delle seghe necessarie, n'ebbi sei della miglior tempra, e furono fatte a posta.
Come fui posto al numero 4, scrissi all'estero che ero stato messo in una delle peggiori segrete, e diedi a conoscere di essere sulla via del disperare.
Dopo di ciò scrissi per esteso le norme di educazione per le mie bimbe, ed alcuni precetti di moralità che dovevano essere loro consegnati al toccare gli anni della ragione. Mi proponevo di mandare questi scritti ai miei parenti, quando fossemi stata intimata la sentenza di morte.
All'effettuare della mia evasione, essi rimasero nella segreta.
Dopo di ciò incominciai ad esaminare minutissimamente ogni angolo, ogni pietra della mia segreta; mi arrampicai per la finestra, e l'osservai ben bene.
Il primo o secondo giorno di febbraio si venne, secondo il solito, a cambiare i lenzuoli. Invece di uno solo io ne aveva due, perché andando vestito del proprio, mi si lasciava a titolo di compensazione.
Un secondino, alle otto incirca del mattino, mi recò i lenzuoli puliti, e disse:
Eccole la biancheria, signor Orsini, mi dia la sporca
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Lasciaterisposi "ch'io finisca di leggere queste poche pagine, che m'interessano assai; e subito dopo farò il letto, e metterò in ordine quanto desiderate: tornate, se non vi spiace."
Sì, signorerispose quegli; "a suo comodo."
Partito, in un istante feci il letto, posi le biancherie sporche su di questo, e le coprii con un mantello che avevo.
Il secondino non venne: in quel mentre si cambiò guardia tra loro, e i nuovi venuti, recandosi da me, chiesero:
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Orsini
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