Alle nove e mezzo di sera, vale a dire subito dopo la prima visita di notte, montava una sentinella con fucile a bandoliera, e doveva guardare le due segrete numero 3 e 4. Dalla mia alla porta del numero 3 vi erano circa otto passi: la sentinella stava in un andito, che mette in altro, ove hanno i letti i secondini, e girava su e giù per questo, fermandosi ad ogni quarto d'ora alle due segrete, per sentire se si udisse rumore.
Dal mio lato stavo assai attento, e udivo distintamente il tossire, lo sputare, il discorrere sottovoce dei secondini. La sentinella poi smontava sul far del giorno, vale a dire, quando i secondini si alzavano.
La mia finestra aveva due metri di altezza dal piano della camera; v'erano due grosse sbarre di ferro lungi un metro l'una dall'altra; e un decimetro distante dalla seconda vi aveva un'assai fitta grata. Il diametro dei ferri della prima sbarra era di quattro centimetri e mezzo circa.
Per lavorare mi bisognava salire sulla spalliera della sedia; ciò m'incomodava oltre maniera, poiché all'udire appressarsi un secondino, avrei dovuto con tutta prestezza, celerità, e senza far rumore, chiudere il taglio, discendere, e togliere la sedia di sotto.
Provai a tagliare un ferro: la sega, benché unta d'olio, faceva rumore. Deposi subito l'idea di lavorare di notte nei due intervalli delle visite: la sentinella, che costantemente stava girando nell'andito, e che si metteva in ascolto; il totale silenzio della notte, che lascia udire il più piccolo moto, me lo rendevano impossibile.
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