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      egli incominciņ dicendo. "Benissimo, perņ da prigioniero."
      Sempre studī serī,
      riprese egli "da filosofo, da letterato; bravo, bravo."
      Cosa vuole?
      soggiunsi; "bisogna ingannare il tempo, ed acquistare nuove cognizioni; mi spiace che tutto riuscirą inutile tra pochi mesi."
      Che ci vuol fare?
      rispose il presidente; "si richiede pazienza, bisogna rassegnarsi: ha bisogno di niente? Ha nessun reclamo da fare delle guardie, del custode e del servizio?"
      Nessuno, nessunissimorisposi declinando il capo.
      Allora se ne andņ salutandomi: ed io, uscito che fu, mi diedi a passeggiare facendo degli scambietti in segno di allegria; indi sulla sedia, e al lavoro.
      Nella prima sbarra tagliai sette ferri, ma li cavava in due volte; e mi fu forza di fare in tal guisa, perché non avrei potuto, per la grossezza di essi e per la sottigliezza dei tagli, riacconciarli per modo che combaciassero perfettamente tra loro.
      Quanti accidenti non insorsero mai! Fatto il taglio superiore nei ferri posti verticalmente, l'estremo loro che rimaneva incastrato nel marmo superiore delle finestre, si mosse e scese alcun poco. Per quanto fosse piccola tale alterazione, pure mi fu impossibile di ricongiungere il ferro segato esattamente. Senza perdermi d'animo mi arrampicai sino alla cima delle sbarre, e con sottili liste di legno mi studiai di sorreggere ed alzare il ferro venuto al basso.
      Riuscii per buona sorte ad acconciare il tutto con molta prestezza.
      Com'ebbi fatto il taglio delle prime sbarre, mi provai una notte di uscire per incominciare a veder di segare qualche ferro delle seconde.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371