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      Il varco, specialmente dal lato sinistro, era un po' stretto, e ne riportai sempre qualche contusione al petto. Per uscirmene metteva fuori il braccio destro in prima, poi la testa, e mi tirava così fuori più che poteva; quindi facendo forza colla spalla sinistra, e prendendo colla destra i ferri della seconda sbarra, mi traeva innanzi con qualche stento e dolore fino a mezzo la vita; allora mi rivoltava in modo da poter vedere, tenendo sempre le gambe penzoloni dal lato interno della segreta.
      In quella posizione ripresi la misura dell'altezza della finestra dalla fossa, ed esaminai lo stato del muro esterno; nel che mi accorsi che, dove avessi segato il solo ferro, che verticalmente si connette nel muro all'angolo destro della seconda ferriata, mi sarebbe stato facile di scavare dei mattoni, senza aver d'uopo di tagliare sette ferri.
      Ciò verificato, volli rientrare: mi rivoltai di nuovo, ma quando ebbi ripassati i fianchi, e che fui al torace, non ne potei più: provai, riprovai, mi volsi e rivolsi, mi scorticai in più luoghi, mi si riscaldò la mente, e temetti di dover rimanere in quella posizione sino a che si venisse alla visita dell'una e mezzo.
      Pensi il lettore quali fossero dapprima i miei pensieri! Mi stetti così un dieci minuti, che mi sembrarono ore: poscia, calmato alquanto, feci forza su di me, e colla mano destra, e un po' colla sinistra, alternativamente andava tirando la camicia in modo che nell'uscire non si agglomerasse; vuotai i polmoni di aria, tenni il respiro, e potei alla fine cavarmela.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371