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      Intanto ha venticinque libbre di ferro ai piedi, e se fa il pazzo, lo metteremo in questa segreta, che è la più cattiva, e incatenato lì al muro dove c'è l'anello
      .
      Come? anche un'altra volta mi cambierebbero di segreta?
      dissi io, che mi era fatto di ghiaccio al sentire tal novella.
      Ma lei tornerebbe al numero 3, e migliorerebbe di condizione.
      Non me ne importasoggiunsi; "ormai mi sono abituato a questa, ed amo rimanerci."
      Ora poiriprese egli "abbiamo avuto ordine di fare una perquisizione a tutti, e di picchiare i ferri una volta il giorno a tutti indistintamente."
      A me non cale,
      soggiunsi "e potete farlo quando volete."
      Al nostro signor Orsini
      rispose egli carezzandomi "non faremo mai questo torto, e né meno al numero 9: sono persone educate loro... signori..."
      Sì, ma vi fuggirò
      ripigliai.
      Ah!... ah! ... ah!...
      fece il secondino, ridendosela a più non posso; quindi prese il bicchiere, che io aveva di nuovo riempito, e se ne andò.
      Quanto potei scoprire in questa circostanza, non era certo indifferente per me. Conobbi il pericolo in cui mi trovava, e come facesse mestieri tirare innanzi con raddoppiata prudenza e celerità. Questa scoperta era per me una buona lezione.
      Bisogna riusciredissi: "se per Redaelli, benemerito presso i giudici per avere svelato tutto, vi sono 25 libbre di ferro ai piedi pel solo tentativo di fuga, che si farà a me che debbo andare alla morte? sarò incatenato al muro, ed impiccato più presto, ecco la mia sorte." Mi posi dunque di nuovo al lavoro, ed era presso a finire il taglio del ferro della seconda sbarra, quando, sentendo un dì venire i secondini verso la mia porta, discesi in fretta; si sfondò la sedia, e caddi disteso a terra.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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