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      Non parliamo più adunque di costituzionali o di gente eunuca. Siccome poi rispetto le opinioni di ognuno, debbo qui dichiarare, che non intendo già di toccare tutti quelli, che tali principî professano, ma sibbene coloro che verso di me si condussero da giudei; e coloro, che a norma delle azioni hanno soltanto la grettezza e il dolce far niente.
      Perché, dopo superati gli ostacoli del taglio dei ferri e della discesa, non mi fossi trovato senza un centesimo, Cironi, col mezzo della signora Emma, mi fece avere da circa ottocento franchi, ai quali contribuirono Giacomo Medici, Napoleone F[errari], Giuseppe Mazzini (diede duecento franchi, che gli furono restituiti), e molti altri, che non mi tengo autorizzato, per tema di comprometterli, a nominare.
      Da Zurigo mi posi in comunicazione con mio zio e fratello, i quali, ai rimproveri che loro diedi di non aver erogato la somma di cinquemila franchi, risposero che nessuno aveva loro parlato mai di ciò; che per salvarmi avrebbero dato il doppio e il triplo.
      Mi spedirono quindi il danaro necessario per ridurmi in Inghilterra al più presto possibile. Prima di partire ebbi lettere da Mazzini: in una diceva che rimanessi in Isvizzera, che poteva darsi di dover entrare in azione. A queste parole mi entusiasmai. Gli scrissi una lunga lettera, nella quale spassionandomi diceva a un dipresso le seguenti parole:
      Stavolta m'è ita bene e sono un eroe: se ero scoperto, o se mi rompevo il collo, mi avrebbero dato dell'imbecille o del pazzo: così va il mondo.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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