Mi rallegro con voi del riuscito tentativo. Il compiere e l'attuare una simile impresa fu tale sforzo di ferma volontà, che meritava bene fosse coronato da un felice successo, e lo fu: ma badate a non inorgoglirvene, e ad abusare di questo sorriso della fortuna; altra volta potrebbe cambiarsi in una derisione. Conservatemi la vostra amicizia, e non mi parlate di gratitudine: ciò che ho fatto è nulla: era un dovere altamente sentito e meschinamente praticato. Addio per ora, sinché la sorte non ci dia di stringerci la mano più liberamente.
Amatemi, e credete all'amore e stima del vostro
14 maggio.
N.
Portovecchio (Corsica), 6 dicembre 1855.
Caro Cironi,
Al momento della mia partenza per Sardegna, ho ricevuto in Nizza la vostra del 27 scorso, e non ho potuto occuparmi di quanto m'incaricavate in quella. Dalla vostra partenza da Nizza non vidi più il Colombo, ed inutile ho creduto cercarlo; mi duole massime per quel povero nostro amico, e sono d'opinione dovrete rivolgervi ad altro espediente per giovarlo. Io verserò il mio povero obolo, quando mi diciate ove.
Intanto credetemiVostro G. GARIBALDI.
Da tutto l'esposto egli è chiaro, che se m'incontrai in nemici e in disgrazie, m'ebbi altresì rari amici, e una fortuna impareggiabile.
Sino ad ora ho nominato quelli che potevo, senza timore di recar loro nocumento; ora è bene che si sappiano i nomi di chi cagionò il mio arresto in Transilvania.
Il lettore deve benissimo rammentare quell'ebreo di faccia sinistra, Moisè Formiggini di Modena, che mi avvicinò nel tragitto da Venezia a Trieste.
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