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      Or bene, costui mi rivide a Vienna, nel caffè francese, nella piazza di Santo Stefano. Mi seguitò parecchie volte, ed infine dissemi che io era Orsini in luogo di Hernagh, che durante il 1848 mi aveva parlato in Bologna, ecc. Così era di fatti. Non potendo più celarmi, fu forza convenire; egli disse: "Viaggerete già per le cospirazioni di Mazzini e di Kossuth; ho veduto il vostro nome nei giornali pei tentativi di Sarzana e della Spezia, ecc.». Negai dicendo, che viaggiava per affari di famiglia, e che non potendo attraversare i domini austriaci col mio nome, ne aveva preso uno fittizio. Lo pregai di non far motto della mia presenza; e trovandosi egli in bisogno, gli prestai qualche danaro. Mi diede la sua parola, affermando, che nemmanco l'aria avrebbe saputo chi io mi fossi.
      Aggiunse che avendo titoli di gratitudine verso di mio zio per affari commerciali, si teneva obbligato di prestarmi tutti que' servigi che fossero in suo potere.
      Partito che fui per l'Ungheria, ei si recò dal signor Mauroner, direttore del Corriere Italiano, che si, stampava a Vienna, ed ambidue si condussero a denunziarmi alla polizia. E subito dopo, per dispaccio telegrafico, venne spedito l'ordine di arresto in Transilvania.
      Eseguito che fu il mio arresto, Formiggini depose ch'io era un agente di Mazzini e di Kossuth, che viaggiava per loro conto, ecc.
      Non so se il governo austriaco lo rimunerasse; in qualunque modo, egli non ne godé molto: divenne pazzo, e fu messo in un manicomio di Vienna ove trovavasi ancora al momento della mia evasione.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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