Sappia d'ora innanzi, che come non vuolsi dispotismo monarchico o imperiale, non vuolsi né manco dispotismo cospiratorio, o sedicente repubblicano.
Sappia, che ove non ci rispettiamo fra noi stessi, e non ci serbiamo a vicenda nei termini voluti dalla libertà e indipendenza individuale, saremo mai sempre pronti a curvare la cervice a un dittatore, a un novello papa, o ad un imperatore; sappia egli infine, che noi vogliamo la discussione in tutto, e che non ce ne passeremo mai, se non dove si trovi un genio della guerra, della cospirazione: la qual cosa, anziché dar segno di servilismo, sarà una stima giusta del merito, della capacità, e un omaggio reso alla causa italiana.
CAPITOLO TREDICESIMO
Ora quali sono le speranze degl'Italiani? Quali gli elementi per la redenzione loro? Che sono eglino, e qual n'è lo stato morale? Quali uomini ha il partito costituzionale? Quali il repubblicano? Qual è lo stato dell'Europa, considerato moralmente e politicamente? Deve l'Italia ripromettersi assistenza dal lato dei governi interni ed esterni, o lo può solo dalle nazioni, e dalla parte liberale e repubblicana dei popoli?
La soluzione di questi problemi sta nella esplicazione delle parole: Indipendenza nazionale - Unità - Libertà - Governo: termini, a cui dalle menti giovanili degl'Italiani quasi generalmente si associano idee assai confuse, grazie alle ciarle di tanti riformatori o capisetta, che abbiamo avuto.
Si ha per indipendente una nazione, quando nel governo di sé stessa, nello svolgimento delle instituzioni civili e politiche a lei adatte, nel prefiggere e regolare i rapporti cogli altri popoli, è pienamente libera; o a parlare più chiaramente, quando ella è padrona in casa sua, e può anche volere - senza che uno straniero qualunque possa influenzarla - libertà o tirannide.
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