E a tal fatto siamo forse più vicini di quanto non si crede.
Quando l'assetto politico di uno stato non ha fondamento nelle instituzioni del popolo; quando non è basato nella soddisfazione dei bisogni dei più; quando non ha radice negli animi, la sua vita è precaria. Tutto dipende dall'uomo, che ne regge il sistema, la macchina, l'edifizio.
Ciò ch'io affermo di uno stato, è applicabile all'Europa.
Che non avvenne alla caduta di Carlo Magno?
Tutto si sfasciò.
Che, alla caduta di Napoleone il Grande?
E popoli e governi tornarono là, dove le nazionalità li spingevano; là ove gl'interessi dinastici e monarchici richiedevano.
Ma oggi nuovi fatti hanno messo radice, che pur vogliono soddisfazione.
Dal 1815 in poi, letteratura, scienze fisiche e sociali, vapori, strade ferrate, telegrafi, hanno dato in pochi anni tale un impulso alla società, che le nazioni si sono riconosciute sorelle le une con le altre; che nuovi interessi e bisogni si sono creati.
A questi si tratta oggi di dare pieno svolgimento.
Nel 1848 i popoli già si scuotevano con tale scopo, quando apparve Luigi Napoleone. Egli, collegatosi colle classi interessate al vecchio ordine di cose, profittò degli errori delle nazioni, e arrestò momentaneamente il progresso della causa.
Egli è quel desso, che oggi appunto sorregge l'attuale assetto politico dell'Europa, basato sulla forza, sul despotismo, e tutti i sovrani fanno capo a lui.
Questo sistema è artifiziale; pende dalla vita di un uomo, che tiene compressa con una mano di ferro l'Europa intiera.
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