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      Lui caduto, che avverrà? Le conseguenze debbono al certo prevedersi terribili; perché, al solo pensiero che tale un fatto possa accadere, tutti i monarchi tremano, tutti i reazionari impallidiscono.
      Ma quali sono le disposizioni reali dei popoli di Europa? Di levarsi al cadere di lui; di darsi l'un l'altro la mano; di mettere in atto ciò che vuole la solidarietà delle nazioni.
      Questi andari sono essi noti a Luigi Napoleone? Certo che sì, e lo son pure a tutti i despoti, i quali stanno pronti a schiacciare qualunque moto repubblicano, che insorga o in Italia, o in qualunque altra parte dell'Europa.
      Da queste considerazioni possiamo stabilire i seguenti tre fatti:
      1°) essere stupidaggine di tentare in Italia dei meschini moti repubblicani di cinquanta, di cento, di duecento individui. Perché fossevi speranza di riuscita, bisognerebbe che Italia, come un sol uomo (ciò che non è possibile), si levasse tutta a un tratto; la qual cosa darebbe forse animo ai Parigini di rovesciare il loro tiranno;
      2°) non potere l'Italia aver libertà lata e vera, che nel rinnovamento sociale di tutta Europa;
      3°) la libertà italiana non poter avere stabile guarentigia, che nella solidarietà delle nazioni.
      Ciò posto, debbesi egli attendere che un governo italiano imprenda la guerra dell'indipendenza, o meglio, che le nazioni si levino per la libertà europea?
      Dobbiamo aspettare operando, prepararci attivamente, profittare delle modiche libertà del Piemonte, per ispargere nelle vicine contrade, soggette al dispotismo, i lumi, i mezzi di propaganda rivoluzionaria; dobbiamo conoscerci e intenderci all'estero coi principali e più distinti cittadini delle altre nazioni, onde al momento dato sapere in qual modo ci dobbiamo aiutare.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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