Sappiate vivere indipendenti l'un dall'altro, e cancellate ed abborrite la parola di servo. E quando dico questo, non intendo già solo della servitù, che sul collo vi è tenuta dai dispotici governi, ma sibbene di quella che si contrae adorando il nome di un uomo, di un individuo; di quella servitù, che dà origine o ad una religione, o al dispotismo, o alle fazioni. Nella vostra condotta abbiate sempre dinanzi a voi la ragione, adorate un principio, sacrificate il vostro benessere e la vita pel trionfo di quello; ma non servite la persona, sotto pena di essere classificati tra coloro che portano un'insegna del monarca, una divisa o livrea del padrone, o un appellativo del caposetta o fazione che vi tiene in soldo.
Ne' tempi andati foste lacerati e divisi dai Guelfi e Ghibellini, dai Bianchi e Neri, dai Palleschi, Sforzeschi, ecc.; negli odierni da Papisti, Murattiani, Mazziniani, ed altrettali miserie.
Che questa ignominiosa moda segua l'ignorante, il superstizioso, o l'anima vendereccia, verso de' santi, de' profeti, o verso i pretendenti al dispotismo, sta bene; ma che lo stesso vedasi in uomini, che aspirano a libertà e ad indipendenza, in esseri che diconsi repubblicani, italiani, razionali, rivoluzionarî, egli è un incomportabile vitupero.
E quando mai verrà tempo, che ci spoglieremo affatto di ogni traccia lasciataci dalla corruzione servile? Quando mai ci chiameremo italiani, repubblicani, UOMINI insomma?
Associatevi a chi ha i talenti e mezzi necessari per condurre al trionfo la causa della libertà, ma serbate intatta la volontà propria.
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