Quando obbedite al generale, obbedite alla scienza e al genio, soddisfate al dovere di cittadino, e non servite l'uomo: all'indomane siete posti sotto i comandi di un altro. Il primo muore o ha dato in fallo; e che perciò? La causa sarà perita? O mossi da spirito di servilismo e di fazione, correrete dietro al generale in disgrazia, alla incapacità rimossa, al merito sventurato? E preferirete così, che la discordia s'introduca tra di voi altri? E diserterete la bandiera della volontà nazionale?
Se volete essere Italiani e repubblicani, se volete avere libertà intellettuale, libertà religiosa, libertà politica, libertà civile, incominciate a essere indipendenti nell'intimo del vostro cuore; a ripudiare il dispotismo, sotto cui alcune individualità vorrebbero aggiogarvi: incominciate ad abituarvi alla libertà e alla indipendenza negli affetti, tra le famiglie, tra le cospirazioni, tra voi stessi.
A scorta dei vostri pensieri e delle vostre azioni, abbiate mai sempre la fierezza e dignità personale, la concordia e l'unità.
Quelli che tra voi non si sentono capaci di mettersi nella via richiesta dal dovere, cessino di gracidare; lascino una volta di rintronare le orecchie a tutta Europa colle parole d'indipendenza e di libertà, e, si rassegnino al nome di codardi e di servi.
CAPITOLO QUINDICESIMO
Divenuti che siate Italiani, dovrete stendere la mano al fratello agricoltore, e all'uomo che si acquista un pane a forza di costante fatica. Gli insegnerete:
1°) che Dio ci ha creati tutti uguali, e che niuno ha per conseguenza diritto di soprastare agli altri;
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