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(Hansard, Vol. 76, Debate in Lords.)
Il lettore si formi da ciò un giusto criterio della buona fede dei rappresentanti diplomatici.
II
Il Cardinale Legato di Bologna all'eminentissimo Lambruschini.
Bologna, 10 luglio 1844.
All'Emin.mo Lambruschini,
Roma.
La causa politica del detenuto Eusebio Barbetti, a V. E. ben noto, tocca ormai il suo termine: egli, il giorno 6 del corrente, fu sottoposto al finale costituto. Per quanta precauzione si usasse in questo, onde non lasciargli comprendere i mezzi con cui la Commissione era venuta in possesso delle sue clandestine e criminose corrispondenze, durante la sua prigionia, sì col canonico Brusa, che co' suoi parenti, e con altri, pure egli prese in sospetto uno dei secondini delle carceri ove era racchiuso, il quale fu fatto segno delle più atroci invettive di lui. Assoggettato quindi a maggiore vigilanza, s'ebbe a scoprire, che questo indomito ed irrequieto carcerato, col favore di altro secondino, tentava d'intraprendere una nuova corrispondenza con una sorella, e sorpreso di notte tempo gli furono trovate ed apprese due lettere già scritte, e preparate per la spedizione.
Indi s'intertiene intorno alle misure da prendersi a riguardo del detenuto.
Il cardinale Lambruschini risponde nella seguente maniera:
Emin.mo e Rev.mo signor mio oss.mo.
Dopo la scoperta del tentativo fatto dal detenuto politico Eusebio Barbetti d'intraprendere una nuova corrispondenza al di fuori, siccome Vostra Eminenza mi partecipa col riservato suo dispaccio del 10 del corr., N. 1938, P. P., non posso non approvare la misura da lei ordinata di farlo trasferire o nelle carceri segrete di Pesaro, o nel Forte di San Leo.
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