Poi discende a porgere suggerimenti atti ad estirpare un tanto male: e si mostra un uomo ardente di dare sfogo alla sua più brutale vendetta. Si vengono altresì a conoscere i nomi di quelle persone, che più si mostrarono zelanti nel perseguitare i patrioti durante i rivolgimenti politici del 1843, 1844, e 1845. Tra i quali risplende il colonnello dei gendarmi Cavana, che vuolsi ora al servigio attivo della polizia di Piemonte. Così quegli uomini, che servivano di fondamento al sistema di terrore e d'inquisizione, contro cui levossi il cav. Massimo d'Azeglio col suo libretto sugli ultimi casi di Romagna, sono ora impiegati dal governo sardo. Ma di tali contraddizioni se ne vedono pur troppo assai spesso oggidì. Certo però che non fanno onore al governo, il quale (o per propria scienza o per forza d'intrighi occulti, che ciò avvenga) si lascia trascinare in esse.
Ma tornando al documento in proposito, vi sono delle rivelazioni, che smentiscono la pretesa dolcezza del governo toscano. Il Lucarelli poi muove un continuo lamento intorno al mite procedere del governo papale, e viene a confessioni, che chiariscono essere un tal reggimento tutto disordine e demoralizzazione. Mi credo in debito di dare in esteso questa bella produzione.
Eccellenza Rev.ma,
È stata per me una vera consolazione poter baciare la mano all'Eccellenza Vostra, e riceverne tali parole d'incoraggiamento da mantenermi sempre più in una religiosa affezione col mio Sovrano. Nei ventidue anni che un mistero profondo mi tenne celato agli occhi dei malvagi, potei rendere al Governo servizî importantissimi; ma dopo che uomini orgogliosi e invidiosi, velati d'ipocrisia, incominciarono ad esaltare le mie azioni, a far conoscere al pubblico il zelo mio, mi designarono insomma ai rivoltosi qual vittima da immolarsi, poco più potei essere utile, dovetti abbandonare le Legazioni.
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