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      Appena si abbassa la voce, quando si dice che l'armata tutta arde d'impazienza di battersi con gli Austriaci, di conquistare il regno Lombardo-Veneto, ed è più che disposta a sollevarsi contro il Re, nel caso che non approfitti della prima favorevole occasione, di quello che rinunciare ai suoi principî. Né è questo il solo modo di pensare delle masse militari, ma eziandio dell'ufficialità superiore; ho sentito parlare di questo tenore uno scudiero del Re, il governatore, ecc., e mi si assicura, che questo è il pensiero ed il parlare pur anche delle persone, che più accostano il Re, non meno che de' ministri tutti, se si esclude il ministro Della Margarita, che dal Re dicesi temuto, che da tutti è odiato, e che si assicura che non compierà l'anno senza che sia dimesso.
      In questo stato di cose, è constatata pienamente la verità di quanto in altre mie ebbi l'onore di esporre all'E.mo Segretario di Stato sul conto di questi Stati sardi, che riuscivano inutili e superflue le consuete e private congreghe, e ciò tanto più che la politica delle sêtte italiane, come l'E. V. non dubito che non conosca, è in oggi del tutto cambiata. Non si vogliono più le masse istruite negli affari settarî; la somma delle cose si vuole in oggi trattare dai soli caporioni ignoti della sêtta, quelli che hanno sempre diretto il tutto, e che appunto, per essere i veri e più potenti capi, sono sempre stati nascosti ed al sicuro di qualunque inquisizione; ed a me sembra, che questo sia il modo di agire il più terribile pei governi, perché essendo ridotti in pochi, è più difficile a scoprirsi; e prova ne sia, che ovunque si sente ripetersi dai congregati, che per carità si dissuada la gioventù dall'ingerirsi menomamente in ciò che può essere mena settaria, ed in particolare dall'inscriversi in nessuna società segreta.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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