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      L'unione, la fratellanza dell'Italia, l'odio, l'espulsione degli stranieri, gli elogi e le speranze di Pio IX, sono i temi ordinarî con cui viene invitato ad improvvisare, e col suo facile verso, e con li suoi concetti più caldi di libertà, di unione, di amor fraterno, ecc., riceve applausi vivissimi, unanimi, generali, non meno che ogni qualvolta fa intravedere nel Papa il sovrano, che il cielo ci ha mandato per la liberazione dell'Italia. Sere sono, in casa del marchese Pallavicini, in casa del governatore, vi sono state delle accademie di poesia; Masi, non meno che tutti gli altri improvvisatori e poeti, hanno tutti cantato sullo stesso argomento, e generale, continuo, vivo è stato l'entusiasmo ogni qualvolta sono stati recitati versi enfatici, entusiasti sugli argomenti citati, o lodi e speranze su Pio IX. Né questa tendenza del giorno è stata solo manifestata con li privati discorsi, e con le poesie; il Congresso e le sezioni tutte vi hanno preso parte attivissima. Ovunque si è cercato incastrarvi delle allusioni, ovunque si è ripetuto con plauso il nome di Pio IX, e non vi è stata sala che non sia echeggiata dai suoi evviva. Ho però per cosa certa volersi ad arte esagerare le speranze che nutrono, di riforme, di cambiamenti, di concessioni, ecc., affinché non verificandosi quanto si vuol far credere e concepire dagli animi, si possa avere un mezzo efficacissimo per generare il malcontento, il disinganno, ed eccitare nel momento opportuno alla sollevazione. Il Congresso quest'anno è andato oltre ogni credere al di là degli argomenti fin qui trattati con un carattere eminentemente nazionale, trattando punti i più delicati della più alta economia politica, e fra questi, della libertà del commercio, della libera concorrenza, dell'abolizione delle gabelle doganali; e tant'oltre si è andati, che non vedendo possibile che i governi si adattino ad una decisione del Congresso, ha istituita una associazione nazionale, affinché procuri con ogni maniera di scritti e stampati, affinché pesi una forte responsabilità ai governi che non la adottassero.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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