Genova, li 30 settembre 1846.
LETTERA QUARTA
Eccellenza Rev.ma,
Sebbene sicuro di ricapitare in persona la presente, pure mi affretto a mente fresca a ricapitolare quanto vi è stato di singolare nel Congresso scientifico or ora terminato. I due astri del giorno sono la Santità di Pio IX, e la potenza di Carlo Alberto; attorno a questi oggi si agglomerano gli uomini senza distinzione né di età, né di opinione; uno è lo scopo, come espressi nelle altre mie: serrarsi attorno ai troni che più offrono guarentigie per rovesciare il potere dell'Austria in Italia. Nel Congresso fatto tutto ha teso a questo scopo; e siccome a Genova si è goduto di una libertà, che non ha avuta l'eguale in verun altro luogo, così le generali e private opinioni si sono manifestate senz'alcun ritegno. Il nome di Pio IX, e quello di Carlo Alberto non sono stati mai pronunziati in pubblico, senza che a questi rispondessero calde e vere acclamazioni.
Il conte Balbi, nello sciogliersi della sezione di agronomia, ricordò ai radunati, che l'ottavo anello che ci lega in fratellevole unione era stato fatto in quelle sale, ove un secolo prima si era decretata la cacciata del nostro comune nemico. Il marchese Pareto, nel licenziarsi dalla sezione di geologia, di cui era presidente, diceva, che non dimenticassimo che la nostra fratellanza era stata rannodata nella sala, ove cent'anni prima fu decretata la scacciata de' Tedeschi, assicurando, che gli animi dei Genovesi sono sempre pronti a fare altrettanto, tosto che si presenti l'occasione.
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