In tutti i casi io ti ringrazio migliaia e poi migliaia di volte. Addio, addio di cuore.
Mantova, 10 febbraio 1856.
Troppo lungo sarebbe il narrarti tutto il fatto: però se la metà pei 16 faceva, tutto era compiuto. - Per me spero di essere a tempo e di raccontarti tutto a voce. Io era stato messo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . possibile il primo, non il secondo che sto facendo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .per riprendere a scrivere un libro, che avea incominciato colla speranza di andare in una segreta da me esplorata a dovere. Aveva fatte per ciò tutte le pratiche colle guardie; ma il presidente, annuendo alla mia inchiesta, mi decretò la peggiore segreta che vi fosse. Avendogli, dopo che io era solo, detto che non si vedeva luce che tardi, egli mi rispose che quella ove io avrei desiderato di andare non era molto sicura, perché dava nei tetti: mi rassegnai. Egli disse anche, in caso di evasione, tutti i membri della Corte Speciale di Giustizia, e lui pel primo, sarebbero stati acciuffati per ordine del Governo: fu questa la espressione; il che fa vedere che si ha molto a caro avermi nelle mani austriache. Fo però di buona volontà, e pare che il varco, che ti accennai nell'ultima mia, si vada aprendo. Ho finestra altissima, due inferriate grosse, l'una dall'altra distante per modo, che non vi si giunge se non segata la prima, e poi una ramata, e poi 30 metri da me misurati di altezza, e poi quasi due uomini d'acqua nel tempo delle grandi pioggie.
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