Appena sono alla metà dell'opera; tutto mediante le seghe, ma una mi si è rotta, e potrebbe nel più bello avvenire così dell'altra; bisogna però che tu a posta corrente, o un giorno dopo, me ne mandi due almeno; o meglio tre della stessa qualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Manda subito, perché se piove e gonfia la fossa, mi converrà aspettare l'estate, e allora non so se vivrò più: chi ha tempo non aspetti tempo: non ripeto parola, perché ti conosco. Così tutto che hai fatto non è invano; per calare ho preparato il necessario; certo che senza audacia non si sarebbe nemmeno incominciato il lavoro, di cui già sono alla metà, ad onta delle visite diurne e notturne di tre in tre ore; ma la volontà e il disprezzo della vita, e il voler vivere a dispetto di chi ne vorrebbe morti, siano poi nemici assenti o celati, fa operare tal cosa che sembra piuttosto da romanzo che realtà. Ho già tutto calcolato, ormai non temo si scoprano i preparativi. Tutto sta che i mezzi di calarmi, che ho ben calcolati, non mi lascino rompere il collo; ebbene se ciò fosse, segno è che è già suonata la mia ora. Dunque da un lato ogni triste pensiero. Conto sulle due o tre seghe inviate subito, ed anche qui mi affido alla tua sperimentata e non fallace amicizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Addio di cuore a te, a te, e poi a te. Un saluto al . . . . . . . . . . . . . . . digli che sono al n° 4, nel castello 777, un saluto . . . . Addio di nuovo, addio, mille cose affettuose a chi debbo amare e stimare più che mia madre(53).
| |
|