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      I loro processi si riducono a formalità. Sono fazioni, che si disputano il terreno; ed a motori, anzi che la ragione e la legalità, hanno le passioni, l'astuzia, la vendetta, l'odio, e la ferma volontà di volere ad ogni costo scoprire la verità. (N. d. A.)
      (29) Riferisco per esteso e letteralmente ciò che fuvvi di importante e di singolare ne' primi interrogatorî: non vi aggiungo commenti; li faccia il lettore. (N.d.A.)
      (30) Per due volte non si ebbe mai riscontro: mi fu allora permesso di scrivere alla signora Casati, dimorante pure in Zurigo, coll'obbligo di usare le stesse precauzioni: quanto alle risposte, si concedette che fossero spedite a Mantova all'accennato nome, e ferme in posta. (N. d. A.)
      (31) È a sapersi, che per ben due volte mi convenne tornare a Milano. Il console svizzero di Torino mi aveva vidimato il passaporto per la Lombardia soltanto, sicché a Venezia non mi fu permesso di procedere nel mio viaggio, e fu forza rinviare il passaporto a Torino. (N.d.A.)
      (32) Vedi le mie lettere scritte alla signora Emma Herwegh. Appendice alla Parte seconda. (N.d.A.)
      (33) Tutto calcolato, io compiei il taglio degli otto ferri in 24 o 25 giorni. (N.d.A.)
      (34) Non s'intende già del telegrafo elettrico, ma sibbene di uno speciale al comando militare, stabilito in un'altra torre, e che corrisponde con segnali fatti con aste. (N. d. A.)
      (35) Una volta usciti per andare agli interrogatorî, è assai facile fuggire di concerto coi secondini: se invece di tornare nel castello, fossevi stata pronta una carrozza fuori piazza delle Gallette, era fatta: certo che il secondino avrebbe dovuto venir meco, e correre il rischio di raggiungere le frontiere.


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Memorie Politiche
di Felice Orsini
pagine 371

   





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