F però non poteva rubar tanto senza la protezione de' magistrati. La gonnella gli fruttava piú della toga, e sulla sera si cominciò a vedere una processione verso la sua casa. Prima andava il presidente con guanti bianchi; poi il procuratore del re con l'abito trascurato e l'umiltà dei Gesuiti, poi l'Istruttore, successivamente i giudici del collegio, e finalmente il cancelliere, che notava la specifica, chiudendo il cancello, e buona notte. Che è? che non è? chiedevano i vicini. Vi si congiura contro il Borbone, dicevano alcuni; vi si fa una nota di tutti i liberali per impiccarli in una volta, soggiungeano alcuni altri. Ma gli alcuni e gli alcuni altri erano in errore: sul tetto dell'avvocato succedeva una pioggia di aeroliti; ei rinunciava al cristianesimo, e si faceva musulmano; la mezzaluna cresceva sí enormemente, che per pigliarla in mano vi occorreva un manico. Il manico vi si pose, ed F diventò G.
G da quel momento si vide aprire un novello orizzonte. La fortuna passa, e ci piglia. Altri piglia pel naso, altri per l'orecchio: beato chi può essere preso per le corna! Il corno è corpo solido, e, stretto una volta nel pugno della fortuna, non vi è pericolo che sgusci. La fortuna adunque passò, prese G pel manico, lo elevò, lo palleggiò, lo lanciò, e lo fe' cadere sopra una sedia. G divenne magistrato, ebbe una sedia, fu sedia, valse quanto l'acca inter litteras, e diventò giudice, cioè sedia semovente, parlante, pensante, cioè H.
H allora montò in orgoglio. Disse agli uscieri, una volta suoi colleghi: Chi siete?
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Gesuiti Istruttore Borbone
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