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      Ruppe un calamaio di porcellana sul naso rubicondo e bernoccoluto del cancelliere, costrinse gli avvocati a tre ore di anticamera, e li ricevette seduto sul pitale: stette dritto dritto, si fece lungo lungo, e diventò I.
     
      I dopo il 1848 acquistò una grande importanza. Fece guerra ai peli, per far dispetto alla moglie che gli aveva messo sopra un accento circonflesso; Procida e Ventotene popolò di moltissime barbe e baffi ribelli; denunziò i politici come briganti ed i briganti come politici; si appiccò una lunga coda, e divenne J.
     
      J , come vedete, era un magnifico codino, ed ebbe una medaglia. Ma la venuta di Garibaldi in Sicilia gli produsse una colica di quattro giorni: toltosi dal letto, pensò ai casi suoi, concepí un disegno meraviglioso, e si pose a tavolino. Francesco Il era ancora in Napoli; il ministero novello era un minotauro; e J disse parlando a se stesso: Se in questo momento fossi destituito, sarei salvato. Falsifica dunque il carattere, e firmando il memoriale con altro nome denunzia se stesso al ministero borbonico. Si accusava in quel foglio come liberale, e protettore dei liberali, e si aggiungeva che J odiava il Borbone, perché tutti gl'impiegati di quello aveano conosciuto troppo da vicino la moglie di lui. Alla vista di tanto coraggio, Pisistrato arrossi di sé nella tomba: egli si era ferito nel corpo per impadronirsi di Atene, e J si feriva nell'onore per salvare l'impiego. Ma questo disegno che riuscí a molti dei suoi colleghi non riuscí a lui. J fu destituito dal nuovo governo, tornò allo stato quo, alla figura originaria di A, senza lingua, di un A rovesciato e con le gambe aperte, cioè di L.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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