O padre e O figlio erano inconsolabili. L'unico, ma continuo accento di dolore che sfuggiva dalla loro bocca era Oh! Oh! Oh! Si separarono dalle infedeli consorti; e se congiunti a queste erano due B, tostoché poi se ne separarono, diventarono P.
P padre e P figlio non vollero piú d'un mese per riconoscere la loro follia. Studiando Hegel, conobbero che la realtà delle cose non è l'essere, ma il diventare; osservarono che il marito di una donna infedele diventa marito ogni giorno; e si richiamarono le ripudiate. Allora sedettero pubblicamente sulle loro corna e divennero Q.
I due Q diedero feste a furia. Conobbero il piú fruttuoso e facile mestiero esser quello di mestatore politico; apersero le soscrizioni ora per una spada a Garibaldi, ora per soccorsi ai Veneti, e ai Polacchi; istituirono associazioni patriottiche, e il padre ne fu sempre il presidente, il figlio ne fu sempre cassiere. Il denaro piovea. Gridarono sciocco, immorale, imbecille il governo; gonfiarono la bocca, spinsero fuori un palmo di lingua, si dissero repubblicani, e diventarono R.
R padre ed R figlio si conducono in Torino, e mutano maniere. Volano da officio ad officio, da ministro a ministro, piaggiano, gridano, minacciano, carezzano, strisciano come due serpi, e diventano S.
Gli S strisciando si raddrizzarono, tornarono ad essere L: si presentano ritti dinanzi al ministro; questi pone sopra loro il braccio, e li cangia in T.
I T diventano due ceste, due panieri, due sacchi dove cadono tutti i favori del governo, prendono la figura di U.
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