Si posero sotto il patrocinio di S. Antonio, e la cosa avvenne cosí. S. Antonio Abate ebbe a virtú speciale la purità; e per esprimere il suo amoroso fuoco verso Dio, e il calpestare che fece le oscene dilettanze de' sensi, i primi pittori lo dipinsero con del fuoco in mano, e con un porco sotto i piedi. Ora i frati diedero al volgo ad intendere che S. Antonio fosse in sua vita stato porcaro, e perciò tenero protettore dei porci e della porcheria. Che cosa pensasse in cielo S. Antonio al vedersi onorato da questo titolo, io non lo so: questo so bene che in Napoli, dove nessuno può tenere porci, i soli monaci antoniani hanno il diritto di fare di notte passeggiare i loro, che sono trecento come gli eroi delle Termopile. In Calabria i Cappuccini ed i Riformati facendo profitto della omonimia di S. Antonio Abate e di S. Antonio di Padova, attribuirono al Santo delle tredici grazie la protezione dei sordidi animali, che cosí, non ostante la polizia, trionfarono, e in attestato di gratitudine alla protezione di S. Antonio aggiunsero nel loro testamento un codicillo a favore dei monaci, lasciando a questi una metà del loro capo, ed un pentolino di grasso. Ecco perché appressandosi la stagione del porcocidio, si veggono i nostri frati condursi da uscio ad uscio lasciando cinque pentolini di creta alla donna calabrese, che li bacia per devozione, ed al fraticello che torna indi a 15 giorni, ne restituisce uno solo, ma pieno di strutto.
Togliere la cittadinanza ai porci non si può. Dei nostri cento paesi, novantasette non hanno né macelli, né beccai; e se gli hanno, il villano è s í povero che deve rimettere al tempo del porcocidio il desiderio di mangiarsi un po' di carne fresca; e finché quel tempo non viene, oh con che tenerezza non guarda il suo maialetto!
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