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      Il bene pubblico non s'intende, se non è accompagnato dal privato: la strada non è buona se non passa pel mio fondo, se giova al vicino e non a me, se mi toglie due pollici di terreno. Foste mai a Paola? Vedeste quella strada che, nel mettervi il paese sotto mano, tutto ad un tratto se ne dilunga? Ne soffre lo stanco viaggiatore, che già pensava all'albergo, ne soffrono le vetture alle cui nari già giungeva l'odore del fieno delle stalle vicine. Or come avvenne che quella strada mentisca come una meretrice, e dia a Paola l'aspetto di una città inospitale, che ritira la mano quando tu eri per stringerla? Il Sindaco di quel tempo volle che gli passasse d'innanzi all'abitazione, e la costrinse a quella giravolta.
      Gli esempi mi si moltiplicano sotto la penna. Nei nostri paesi si rovina una strada per ampliare d'un palmo la nostra casa e il nostro orticello, si manda a male una fontana pubblica per avere un fil di acqua per innaffiare il nostro feudo di venticinque lattughe, tre cavoli e cinque ravanelli, e il Sindaco imprende a costruire una strada per manomettere il fondo di un suo nemico. E pensando che siffatto egoismo e grettezza di pensiero invade l'animo non solo del volgo, che ha il cappello conico, ma del volgo ancora che ha il cappello a cilindro, noi incrociamo dolorosamente le braccia, e disperiamo dei fati della nostra patria.
      A codesto egoismo poltrone, che mette l'anima dell'uomo due punti sotto quella del bruto, noi faremo ognor guerra. Convertire i vecchi ne pare ed è impossibile: Cristo solo poté resuscitare Lazzaro morto da quattro giorni; ma cessare che, voi giovani, siate fuorviati dagli esempi paterni, il possiamo.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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