Finora, vi diremo, il vostro cuore è stato assai piccolo; dilatatelo! Avete avuto un palpito solo pel bene del vostro focolare; abbiatene un altro pel Comune, un altro ancora per la provincia, un altro ancora per lo Stato; e quando le sventure del Messico vi faranno fremere, e l'eroismo dei polacchi vi trarrà di bocca l'involontario: Bravo! fratelli, continuate, - allora solo voi sarete degni del nome di uomini, degni del nome di cittadini, e possederete la grandezza morale, la quale non è altro che un felice aneurisma di cuore.
23 marzo 1864.
LE PRIGIONI DI COSENZA
Tra le liete grida del popolo nel dí onomastico del Re udimmo una voce che lo malediva; nella festa di Garibaldi ci parve vedere una lurida ombra entrare in teatro, imporre silenzio agli applausi, e dire: - Maledetto Garibaldi! Nel santo giorno di Pasqua mentre la devota Cosenza salutava Cristo risorto ne venne all'orecchio un gemito, che bestemmiava Cristo.
D'onde moveva quel grido, quella maledizione e quella bestemmia? Sotto a noi, intorno a noi, che lieti di possedere una patria libera, una religione di amore ed un Re galantuomo, ora mormoriamo una preghiera, ed ora intuoniamo un inno, vi è dunque chi piange, e maledice? Vi è dunque un inferno?
Camminammo dietro quel grido d'angoscia che ci percoteva l'orecchio, e senza addarcene pure ci trovammo sotto al Castello, accanto a S. Agostino, e nel recinto di Santa Teresa. Cercavamo un inferno, e ne trovammo tre: i tre inferni sono le prigioni.
Prigione e prigioniero son due parole che si hanno non come barbare ma come incivili.
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