L'infelice vede ogni giorno la moglie, la figlia, la sorella venire a visitarlo in Cosenza, e perdervi in quest'occasione l'onore e la salute; vede sparire a poco a poco la ricchezza dei suoi cenci domestici, mancare il pane alla prole, i magistrati sordi alle sue suppliche, il suo processo buttato in fondo ad altri mille, ed un tesoro di odio contro gli uomini, di vendetta contro la società, di disprezzo verso la legge gli si accumula lentamente nel cuore; e quando suona l'ora della liberazione, i bisogni cresciuti e la necessità di compensare quattro anni di lacrime anche con un mese di vita piena, libera, gaudente, lo spingono a crescere il numero dei briganti. Avete inteso, signori magistrati? È vero che in parte la colpa è dell'attuale guazzabuglio giudiziario; è vero che non tutti i giudici di mandamento hanno volere e capacità di fornire i pochi processi di loro competenza; è vero che l'esser priva Cosenza di una sezione della Corte di Appello impartisce ai processi l'attributo dell'eternità; ma è vero ancora che tre Giudici istruttori, ed un Regio Procuratore e due Sostituti potrebbero fare di piú di quel che fanno. Guardate dunque, miei onorevoli signori, l'interesse della finanza, della giustizia, e della pubblica morale. Pensate che ogni giorno 452 infelici vi gridano: - Sbrigate i nostri processi. E voi sbrigateli, e voi travagliate, e siate pur certi che, sia qualunque la mole d'un processo, chi ha vera capacità e lunga pratica non se ne mette paura. Pur questo non basta, e vi è tale scandalo a cui il dizionario non mi porge veruno epiteto conveniente.
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