Il celibato imposto e fatale è una schiavitú, è la peggiore delle schiavitú, e nel veder modo di farla sparire sta tutto il problema dell'odierna civiltà. Ma finché siffatto problerna non verrà risoluto, è giusto e santo dovere che la società paghi il fio dei suoi vizii, e raccolga da terra ed allevi i peccati che vagiscono, le immondezze che pensano, e che scivolano giú dal suo seno corrotto. I peccati che vagiscono sono i trovatelli, e le trovatelle. La nostra madre Provincia sentí questo dovere, ma le donne hanno e debbono avere la dritta, e le trovatelle ottennero da guari tempo quella compassione, che invano domandavano i trovatelli. Bisognava per ottenerla che venisse un terremoto, e il terremoto venne.
Quello del 1854, che percorse polveroso tutti i nostri paesi; lasciò vedovi di genitori ed in balía dell'evento una moltitudine di fanciulli, e il loro aspetto spaventato suggerí il pensiero di fondare un Ospizio per gli Orfani e Trovatelli col residuo della colletta bandita a pro dei danneggiati dal terremoto. Di quella colletta, è vero, profittarono parecchi che non erano trovatelli, ma ne avanzò tanto da potersi comprare sul Gran Libro la rendita iscritta di L. 1075,22 la quale cresciuta, per decreto dei Borboni delle quote da prelevarsi dai monti frumentarii, alla fine del 1861 era di L. 7544,11. Poi altra rendita iscritta di L. 110 si acquistava l'anno vegnente, poi la Deputazione provinciale (e qui merita gli elogi di tutti i buoni) mirando a migliorarne sempre le condizioni comprava al 1863 altra rendita di L. 1905, ed altra di 130; stanziava a peso dell'Opere Pie un sussidio di L. 5949,85, ed a quella della Provincia un altro di L. 5099,87: e cosí assicurava all'ospizio l'annua rendita (per dir a modo nostro e popolare) di 4 mila 878 docati, e 89 grana.
| |
Provincia Ospizio Orfani Trovatelli Gran Libro Borboni Deputazione Opere Pie Provincia
|