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In maggio si dà la caccia alle tortori ed alle quaglie; e le quaglie e le tortori passano in schiere cosí numerose per Rossano e Cariati, che n'è venuto il proverbio: Non vi sono uccelli nati che non passino in Cariati. Ma tutto si muta in natura, e quest'anno invece di tortori e quaglie è succeduto un passaggio di codini. A capo della schiera era un tal Giovanni Marino Falco, scorridore in origine di campagna, poi commesso di dogana sotto il Borbone, e finalmente destituito dall'attuale governo. Il Marino or fa un anno spariva da Rossano, si conduceva in Roma, da Roma volava in Madrid, e da Madrid in Rossano. Ma era allora il mese di febbraio ultimo; la tortore Marino trovò neve, e sparí di nuovo. Dove andò? Ognuno l'ignora. Ma comparso maggio con le sue belle giornate vestite di rose, la tortore spiccò il volo di nuovo, e Rossano immediatamente diè principio alla caccia. La caccia delle tortori in Rossano sí fa cosí. Si sceglie una buona ragnaia in campagna, si piglia un quadrato ampio a sufficienza con reti affilettate ben bene, ed uno dei cacciatori vi si pianta in mezzo ed aspetta. Passano quaglie? Ei fischia col quagliere. Passano tortori? Ei lancia in alto, sí che ricada a piombo, un ciottolo ingessato. La tortore, che va innanzi, ingannata da quel coso bianco che sembra nel cadere una delle sue compagne, si precipita dentro l'insidioso quadrato, e con essa tutta la schiera. All'istante gli altri cacciatori che stan fuori del quadrato arramatano gli alberi, battono le mani, levano grida, e le tortori sbigottite volano dai lati, danno nelle ragne, e si dibattono invano nei loro ritrovi.
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