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      Questo fatto in un paese come Cosenza di 18 mila abitanti è veramente spaventevole, e quando si pensa che la Morte viene ogni dí sotto monte Chirico a far colazione e pranzo, merenda e cena con quattro cadaveri, l'uomo piú ardito si sente i brividi addosso. Noi però non ci occupiamo di brividi, né dell'esplicazione delle cause, che fanno sí che i casi di morte crescano fino a gennaio, e diminuiscano dopo; ma domandiamo solamente: dove si sono mai seppelliti in dieci mesi questi 1168 morti? E quando ci sarà risposto di essersi sotterrati nelle Chiese, noi chiediamo di nuovo: - È forse maligna forza di cielo, di aria, di Sole, di acqua, e del genio del luogo che offre tante vittime alla morte, o non piuttosto il puzzo di tanti cadaveri? L'aumento della mortalità da novembre a gennaio è dai medici comunemente recato al freddo che prostra i corpi, che già si trovano sfiniti dalle recidive sofferte in settembre ed ottobre, alla scarsezza della nutrizione, a cui la mancanza di lavoro e la penuria dei viveri condanna il nostro popolo, e a quello, come diceva Ippocrate, aliquid divinum aeris, onde dicembre e gennaio furono chiamati mesi climaterici. Ma queste ragioni valgono per tutti i luoghi, e per spiegare la mortalità di Cosenza bisogna invocare un altro fattore, ed è questo: all'appressarsi della pioggia le latrine puzzano e le tombe anche puzzano. Il "Bruzio" abitando a trenta passi dal Cimitero di S. Caterina ha osservato che il fetore dei cadaveri cresce secondo i gradi di umidità, minimo nelle giornate asciutte, massimo nelle piovose; e però è evidente che il soggiorno di Cosenza non è né brutto né pericoloso nei mesi estivi, ma sí bene in quelli che cadono l'acque, ottobre, novembre, dicembre, gennaio e febbraio.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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