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      Dacché Cristo è morto, una grande rivoluzione cominciò per la umanità; gli uomini di tutte le classi si mossero, e qual piú, qual meno raggiunsero il loro scopo; i soli operai camminano ancora, ed arriveranno alla meta. Che cercano essi dunque? Quel che cerchiamo noi, quel che cercano tutti: il progresso.
      Quel granello di arena, che agita il vento, è corpo inorganico. Una pianta vi estende le barbe: il granello ne è assorbito, passa in succo, diventa parte d'una fronda, d'un fiore, d'un frutto. Non avea vita, e l'acquista. Un bruto divora quel frutto, quel fiore e quella fronda: il granello lascia di essere parte vegetabile, e diventa animale. Non avea sensazioni, non moto volontario, e l'acquista: era sospinto dal vento, ora fattosi parte dell'ala dell'uccello, lo domina, canta nella sua gola, vede nei suoi occhi. Garibaldi si nutre di quello uccello, ed ecco che il granello di arena, che prima si trasformò in vegetabile, poi in animale, ora è parte della carne d'un grande uomo. Diventa la fibra che si scuote, quando egli pensa di redimere l'Italia, il muscolo della mano che stringe il ferro, quando abbatte il soglio dei Borboni, la goccia del sangue, che gli spiccia dal piede, quando cade in Aspromonte. Nella natura dunque, ch'è opera di Dio, vi ha un continuo progresso, una trasformazione perenne, onde la materia inorganica si cangia in organica, ed ogni essere passa dal suo ad un gradino superiore. E questo medesimo progresso perché non dev'essere nella società, la quale è opera dell'uomo?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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