E questo secondo le annate è ragionevole. Nell'autunno per la semina del grano e in està per la piantagione del grano turco il massarotto loca l'opera sua. Ogni campo tra noi chiede tre arature, che diconsi rottura, alzatura e seminatura, ed ogni bifolca si paga tre lire e 39 centesimi, sia che si faccia per scassare, solcare, o costeggiare le porche, sia che si adoperi per trebbiare. Ed oltracciò il massarotto riceve dal padrone del campo non pane, non vino, ma il solo companatico. E poiché i mesi della semina sono varii secondo che i nostri paesi sono in valle, in monte, o a mare, il massarotto, compiuti i lavori in un paese, emigra in un altro. Nei paesi freddi si arano i terreni dopo la caduta delle prime acque, e si terminano le opere ad ottobre; da questo mese poi alla vigilia di Natale il massarotto lavora nei paesi valligiani e marittimi, e tutto quel tempo dicesi della guadagna. E la guadagna finisce con l'antivigilia di Natale, giorno solenne che il massarotto torna a casa sua col borsellino pieno, per sedersi al focolare innanzi al ceppo ardente dell'olivo, e tenere, secondo le nostre antiche costumanze, il manico della padella, mentre la moglie vi versa a friggere nell'olio le diverse ragioni di pasto, che si adoperano in quella festa. Uscito il tempo della semina, l'aratro si ripone in un canto della stalla, e si attaccano i buoi al carro: e il nolo che se ne paga è diverso secondo le distanze ed i patti. Egli è perciò che questa prima classe di massarotti è agiata nei paesi, che hanno vie carreggiabili, e miserabile in quelli che ne son privi.
| |
Natale Natale
|