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      Oltracciò il governo non potrà mai badare alla costruzione delle strade campestri: è dovere dei proprietarii il costruirle a spese comuni; ma questo amore di associazione non è ancora nato tra noi, e ciascuno dice: "Io vado al mio fondo come posso, gli altri vi vadano come vogliono". Ed esempio di sícodardo egoismo ce lo porge Cosenza, dove non manca qualche generoso che vorrebbe incanalare le acque del Busento dal punto dove animano i molini, e condurle ad irrigare gli asciutti terreni del Vallo con immenso beneficio dell'agricoltura; e nondimeno i proprietarii non vogliono saperne.
      Facciam fine a quest'articolo sui coloni avvertendo che il loro numero è straordinariamente cresciuto da cinquanta anni a questa parte. E di tal fatto la ragione è da recarsi non solo, come dicemmo, alla vendita dei beni di mano morta, alla soppressione della feudalità, e degli usi civici avvenute nell'invasione francese, ma eziandio alla popolare miseria aumentata. I nostri contadini possedevano le loro casette nel paese: moveano pei campi, se vicini, al mattino e ne tornavano la sera; se lontani, il lunedí e n'erano reduci la sera del sabato. E il sabato spira una fragranza poetica in tutte le canzoni popolari:
     
      Sira passannu lu sàpatu iuVidivi due bardasci ragiunari (10),
     
      e la bardascia aspettava il suo marito contadino sulla soglia della casetta con in mano la rocca bene inconocchiata. Poi la miseria crebbe, non ebbe piú olio per far le fritture solite e festeggiare il ritorno del consorte e vendé la padella, poi vendé la casa, e i nostri redivivi Adamo ed Eva andarono coloni per avere un tetto, dove riposare lo stanco capo.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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