Sia beneditta chi ti fozi mamma,
E beneditta chi ti dezi minna,
Nun mi guardari cud uocchi tiranni!
Spogliati, bella mia, e jamuninni (11).
E la bella, che si spoglia, a lui sembra una barca con trecento antenne. Che immagine graziosa! Il poeta aristocratico, ed ignaro della vita paragona una bella donna alla farfalla variopinta, alla tortorella che geme, alla pallida luna che viaggia, alla rosa ricca di minio che pompeggia nel prato; ma il nostro bracciante ha miglior gusto, non ha che farsene né di farfalle, né di rose, né di luna; e vuole una barca con trecento antenne, una donna dal collo corto, dalle spalle larghe, dai fianchi arditi, dai polsi di acciaio, vigile, diligente, infatigabile massaia; e siffatta donna si chiama barca tra noi, barca che porta grano e ricchezza, barca con la quale il povero uomo spera solcare lieto le onde tempestose della vita. O venti, spirategli propizii! Ei benedice a colei che le dié la poppa (minna), e si mette in cammino! Che ne avverrà? O lettori, e lettrici, cui fortuna sorrise, lasciate di contemplare le piaghe di un Cristo di legno: io vi prèdico la vera religione, e vi mostro un Cristo di carne, il bracciante.
Non in tutti i comuni il bracciante trova un terreno comunale da coltivare; se lo trova, non rinviene un monte frumentario che gli muti la semente; se il monte frumentario vi è, non ha un signore che lo garentisca; e se vince questi ostacoli, se a forza di pazienza e d'industria è giunto ad ottenere un pezzo di terreno comunale, gli uccelli grifoni (ché cosí i galantuomini usurpatori si chiamano tra noi) quanto tempo credete che lo lascino tranquillo?
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Cristo Cristo
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