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      9 luglio 1864.
     
     
     
      VI. - BIFOLCHI, GIUMENTIERI PASTORI, CAPRAI E VACCARI
     
      Noi diciamo in Calabria iumentari e gualani a quelli che in Toscana si addimandano giumentieri e bifolchi; e, stante i ristretti termini in che l'industria equina è tra noi, pochi sono i giumentieri, ma piú numerosi i bifolchi, e numerosissimi i pastori e i vaccari. Il bifolco entra al servizio del massaro e del massarotto a patto di avere all'anno dieci tomoli di frumentone, e due di grano, cinque lire al mese, ed un paio di zampitte o calandrelle. È la calandrella una foggia di calzare, fatto d'un limbello di cuoio bovino concio in allume, cui si è tolto il carniccio, e si è lasciato il pelo, e che messo sotto la pianta si lega sul dosso del piede con corde di lana, che dal greco krokis, idos si dicono crocili. La calandrella lascia nudo il calcagno; ed ogni altra specie di scarpa gli tornerebbe, non che inutile, molesta; perché, atteso il vivere nomade di nostre bestie boccine, il bifolco, che non ha provvisioni di foraggi, non trova miglior partito di pasturarle che di arrampicarsi sugli alberi, e scapitozzarli. Ed egli con l'aiuto delle calandrelle vi monta facilmente e passa da ramo a ramo, e sovente da albero ad albero: la quale abilità e veramente mirabile, ma torna a danno incalcolabile delle nostre selve, tra le quali il passaggio del bifolco è segnato da cadaveri. Tu trovi qui degli alberi, altri sbatacchiati e sbucciati, che miseramente abbiosciano, altri divettatti, ed impediti di venire innanzi, altri scoronati e sfronzati per intero.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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