La prima tosatura che si fa sopra i soli gropponi dell'animale ci dŕ la lana subeglia, parola a cui manca la corrispondente nel vocabolario, le altre due la maggiŕtica e la settembrina. I pastori perň le tosano per sé sotto le cosce, e di quell'čsipo, che filano, fanno crocili per le loro calandrelle, e suste (tope) per gli asinai.
Il bestiame boccino si compone di vitelluzze, vitelle, vitellazze, jenche, vacche, vua e tauri, che corrispondono alle parole italiane vitella mongana, lattonza, birracchio, giovenca, vacca, bue e toro. Non si dŕ a soccio; il frutto č tutto del proprietario, e ciascun vaccaro ha per anno la mercede di L. 101 e 97 centesimi e i capomandria (caporali) quella di 127 lire e 46 centesimi. Non si chiude dentro stalle, ma in parchi scoverti (cortina) ed emigra, al pari delle pecore e delle capre dai monti al piano, e dal piano ai monti.
Questa pastorizia nomade č rovinosa. Le nostre terre abbondano, č vero, di erbe spontanee, tra le quali il loglio, il trifoglio, l'erbe mediche, e svariate ragioni di avena, di cicorie, di meliloti, di asfodilli e di amaranti; ma la scarsezza delle pioggie autunnali leva il vitto alla pecora. Le cattive condizioni degli ovili e delle steccate, il difetto di buoni impatti, le fetide pozzanghere che ne fanno le veci, e le nevi e le serezzane delle lunghissime notti iemali intristiscono, ammorbano; uccidono le pecore, ne offendono il tessuto capillare; e di qui lane scarse, caprone, durissime al pettine. Il boldrone della migliore delle nostre pecore pesa meno d'un chilogramma; e quando si parla ai nostri Títiri di stalle speciali, secondo le stagioni, ariose, allegre, asciutte e ben coperte, eglino rispondono: A piecura dice: Trippa china e maluriciettu.
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Títiri Trippa
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