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      E il nostro pastore non offre una mela alla sua bella, ma brama di trasformarsi in mela per essere riposto nel seno di lei. Desidera di mutarsi in sedia, in tazza, in letto, in lenzuolo, e l'ultimo desiderio è d'una sublimità commovente. Essere santo, morire, ottenere un tempio, un altare ed una statua, e poi vedere la sua bella venire a quel tempio, prostrarsi a quell'altare, "stendere le manine" e pregare quella statua, oh si può immaginare cosa piú gentile e graziosa? Ma la donna è una brava tessitrice; il rumore del suo telaio ha destato spesso un palpito al nostro pastore: che credete voi ch'egli desideri?
     
      Mi vorra (vorrei) riventari de marbizzu
      Pe mi vuttari dintru su tilaru
      Ti rumperra lu piéttini, e lu lizzu,
      Puru la navettella de li mani.
     
      Vuol cangiarsi in tordo, ficcarsi tra l'ordito del telaio, rompere col becco il pettine, il liccio, ed anche (e quell'anche è grazioso) la spola, ch'ella ha in mano. Il desiderio di Teocrito di entrare nella forma di ape è espresso meglio che altrimente nella seguente canzone:
     
      Oh perchí dintru a chilla finestrella
      Trasíri nun mi fai, mala fortuna?
      Là dintri c'èdi (c'è) na figliola bella,
      Ch'à dintra u piettu u Suli cu la luna
      Mi vorra riventari rinninnella (rondinella)
      Pe la jiri (andarla) a trovari quannu è sula;
      Li vorra muzzicari na minnella,
      Cumu la vespa a lu cuocciu de l'uva.
     
      È qui ben altro che l'ape di Teocrito! Non contento di trasformarsi in rondine per sorprendere soletta, lei, che ha nel seno il sole e la luna, egli vorrebbe "essere una vespa che morde un granello d'uva, un grappolo di moscatello" e quel grappolo è il seno della sua donna.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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