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      Qua e là si vedono fichi, ciriegi, susini, melogranati, meli, peri, olivi, ma radi e lungo i fossati, dove non possano aduggiare troppo le viti. E il vario aspetto che ne nasce è veramente dilettevole, e piú dilettevole è la vista delle nostre donne di tutte le condizioni che vi si recano quale a diporto, e quale a raccorre le frutta con sporte e sportelle. E ciascuna visitando la sua fetta di vigna ha occasione di stendere le mani rapaci sulla vigna vicina; e tra per questo, e tra per l'amore che si ha naturalmente alle possessioni prossime all'abitato, ciò che in Calabria difficilmente si vende è appunto la vigna. Ma il frutto che se ne riceve è sempre scarso: si ruba l'agresto per farne insalata, si rubano le uve tosto che pigliano ad essere violate, ed oltre a non essere sicure dall'avidità dei vicini, ciascuno che può portare le armi si mette il moschetto in spalla, e sotto sembiante di condursi a caccia entra nelle vigne altrui, e ne pilucca le uve. Arroggi il guasto che vi fanno i cani, arroggi la rea consuetudine d'ogni vetturale e passeggero di scavalcarne agevolmente le chiudende, e vedrai che il loro frutto non risponde ai voti dei proprietarii.
      In molti luoghi però è invalso l'uso di distinguere i terreni vignati in varie contrade, e deputarvi a custodia, finché non si vendemmii, parecchi guardiani, a cui ciascun padrone dà due lire. Ma i guardiani non sono sempre fedeli ed onesti: son dieci ladri pagati e messi nel luogo di cento, e che rubano quanto i cento; né possono pure impedire gli altrui furti, perché se gl'impediscono di giorno, non lo possono di notte.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Calabria