Pagina (132/319)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Immediatamente la vigna si zappa e questo lavoro procede con lentezza, perché si fa il piú volte dal solo vignaiuolo, ed interrottamente. A maggio si sarchia (s'ammaja) trattando leggermente con lo zappino il terreno per polirlo dall'erbe. Sull'ingresso di giugno si spollona (sbarbula, o spitigna), lasciandosi a ciascuna vite, secondo le sue forze, due o tre sarmenti; ed in luglio finalmente si lega. Quando il vignaiuolo è solerte, non solo con una stroppella di ginestra raccomanda le viti ai tútori, ma sopra una serie di piú pali ne mette uno a barbacane, e dà cosí alla vigna un aspetto grazioso. Appare divisa da cento viottole parallele per le quali si va senza l'impaccio dei pampani e dei tralci, che coi loro capreoli o cirri si attaccano ai pali verticali ed orizzontali; e quell'aspetto diviene piú grazioso, qualora il vignaiuolo abbia negli interstizii delle viti piantato zucche, cavoli, cocomeri, e frumentone, le cui pannocchie non si guardano a maturità, ma si spiccano mentre che sono in latte, e si mangiano arrostite o lessate.
      È innegabile che la coltura delle vigne si sia vantaggiata per opera dei vignaiuoli. Il vignaiuolo avvitisce le poste vuote concando e propagginando la vite prossimana, o cacciandovi magliuoli, dei quali non si fa vivaio, ma che con la cruccia si piantano a dimora nei posticci, e non adoperando mai la propagazione a barbatelle, il cui metodo è da noi sconosciuto. Migliora le viti di mala stirpe innestandole tra due terre, e cacciando alle due estremità dello spacco due occhi, e ringiovanisce le vecchie saeppolandole, cioè tagliandole sopra il saeppolo o razzuolo, ch'è quel tralcio che vien su dal pedale della vite.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319