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      Visita spesso la vigna; ladri e bestiami non vi entrano, i pali non si rubano, e le viti sempre piú di anno in anno spesseggiano; perché tra gli altri suoi patti col proprietario vi è quello di fare ciascuno a metà tante giornate di propagginatura in ogni anno. Ma è innegabile pure che dalle vigne date ai vignaiuoli non si ottengono i migliori vini. Quattro cose, dice il Calabrese, non si possono affidare a nessuno: la moglie, la vigna, la chitarra e la carabina. Il vignaiuolo guardando alla quantità, non alla qualità del mosto, sfiacca la vigna lasciando molti capi e molti occhi, e nell'opera della vendemmia trascura la pratica di quelle cose, che conducono alla bontà dei vini, come diremo in seguito.
      La vendemmia poi non solo si fa malamente, ma meschinamente. Nella vigna senza vignaiuolo il padrone va quando vuole, e quanto di uva vuole tanto coglie; e il giorno della vendemmia è una vera festa. Tranne pochi paesi, in tutti per lo piú sono le donne che vengono invitate a far la vendemmia. S'invitano le vicine, e quelle che son trascurate se l'hanno a male; e poiché il padrone ha sempre un figlio giovanotto, questi procura di avere le ragazze piú belle e piú allegre; e tu le vedi sul rompere del mattino con un paniere infilato al braccio e con in capo sporte e sportelle avviarsi alla vigna. Siedono per terra sullo spianato che si allarga innanzi al palmento, e finché il sole che sorge asciuga le uve, fan colazione. Il padrone dà a ciascuna due pani ed un tocco o di formaggio,. o di lardone, o di pregiutto, o due acciughe salate; e mentr'esse mangiano allegramente ei fa raccogliere i fichi e le frutta, perché le vendemmiatrici non ci diano addosso.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Calabrese