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      Poi si mettono all'opera; altre colgono le uve, altre le trasportano al palmento, e tutte dei grappoli che spiccano l'uno danno alla bocca, l'altro al paniere. Chi potrà dire le canzoni che cantano, i motti arguti che dicono, le spinte che danno e che ricevono?
      L'allegria è cresciuta dall'altre vendemmiatrici delle vigne vicine, tra cui sorge disfida di canto, e dai giovani che vanno a quel tempo da vigna a vigna per scherzare e far gli occhi dolci, col pretesto di visitare i padroni, alle nostre popolane. A mezzo dí si sventra; siedono attorno un paiuolo dove il pane a fette è stato a lungo rimenato dentro una minestra di cavoli copiosamente oleata, e tutti insieme vi cacciano dentro le mani, e col tocco di carne fresca che ottengono par loro di essere a nozze. Il piú delle nostre vigne si vendemmiano in un giorno; e quando l'opera è terminata, la padrona dà a ciascuna quel che diè alla colazione del mattino, piú 25 centesimi, ed il paniere pieno di uva. E rientrano nel paese liete e festose come ne uscirono. Or tutte queste gioie non sono piú laddove è il vignaiuolo. Costui chiama le donne, costui le paga, e le segue con la coda dell'occhio perché non mangino un acino di uva; coglie le mangerecce e da serbo, e, ad opera finita, le divide col padrone; le donne non sventrano piú, le canzoni non trovano una gola, che le intuoni, e la vendemmia non è piú un diporto, ma un'opera malinconica.
      Il prezzo elevato del mosto ha migliorato la condizione del vignaiuolo: quattro barili fanno una soma, e 88 libbre di mosto fanno un barile, ed una soma che prima della crittogama si vendeva per lire 12,75 ora si vende per 34 e quando il vignaiuolo prende a lavorare non una vigna ma piú vigne vicine, è già sicuro d'un bel guadagno.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319